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"Terni antifascista": l'ennesima idiozia.

Sono nato e cresciuto a Terni nonostante l’origine e l’indole sabina.Quando sono fuori e dico da dove vengo la gente di solito mi risponde “Terni in provincia di..?” se non mi scambiano per romano.Non sono affatto fiero della città da dove provengo e al più presto me ne andrò.

Perché? Non è neanche un così brutto posto, è assolutamente vivibile e ancora a dimensione d’uomo nonostante abbia tutti i vantaggi di una grande città.Il problema è che mi vergogno dei miei concittadini.

Sono fanfaroni, arroganti e a chiacchiere spaccherebbero sto mondo e quell’altro.Ad oggi ne ho trovati pochi che facessero seguire le parole ai fatti.Un'altra caratteristica del ternano, che si tramanda di padre in figlio come la forma del naso o i lobi delle orecchie, è la militanza.Il ternano è comunista, ne è fiero perché operaio nonostante l’acciaieria abbia dal dopoguerra ridimensionato le sue ambizioni e il proprio organico (la botta finale l’ha data un certo Prodi, ma qui la memoria a breve termine è selettiva o inesistente) , ed è soprattutto elitario.Si nutre delle dottrine radical chic senza esserlo, ma è ugualmente chiuso ed aggressivo nei confronti delle ragioni altrui.Non ci si può confrontare col ternano, primo perché non c’è praticamente nulla che abbia da dire, secondo perché non ti farebbe cmq parlare.La retorica è la sua bibbia, l’urlo da stadio il suo mezzo, l’antifascismo il suo motto.

Già, l’antifascismo.

Suona strano trovare fascisti in Italia dal 28 aprile del ’45, ed è normale data l’indole italiana del voltagabbana (diceva Churchill: “gli Italaini sono fantastici: a un minuto dalla fine della guerra passano dalla parte di chi sta vincendo”), suona ancor più strano trovarne in una città che venera la resistenza partigiana e che sputa sulle bandiere italiane, oltraggiandone i simboli e offendendone i servitori, in attesa di tirarle fuori per festeggiare la vittoria dei mondiali di calcio.Allora perché in qualsiasi angolo della città mi trovi, dovunque i miei occhi si posino leggo in giro “Terni antifascista”?Dove diavolo sono i fascisti a Terni?Se ci si riferisce a Forza Nuova (tralaltro partito politico, non movimento extraparlamentare) non credo che pochi gatti ripetutamente presi a sassate, la cui sede è stata distrutta tre quattro volte di seguito solo nel primo mese, possano rappresentare una minaccia.

Oltretutto la sede ternana di FN è stata inaugurata da meno di cinque anni, non organizzano manifestazioni da tempo immemmore, per non incorrere nella “legge del sanpietrino”, e personalmente non ne conosco nessun iscritto.

Certo, io stesso sono stato preda in passato di pulsioni nostalgiche, ma non per amore della dittatura sia chiaro, quanto per avversione, disgusto e repulsione nei confronti del “pensiero dominante”, quella linea che se viene superata ti identifica come nemico da osteggiare, da dileggiare e in alcuni casi da punire. Subito, velocemente e con ogni mezzo.Io stesso ho visto gente che espone la bandiera della pace alla finestra o che promuove “raduni antirazzisti” (concerti, a pagamento, che finanziano la causa degli ultrà diffidati) impugnare sedie per insegnare come si sta al mondo ad un poverocristo con l’effice del Duce sulla maglietta.Un linciaggio sventato veramente per miracolo.Ho anche visto gente posare la bandiera della pace, lanciare sanpietrini contro le vetrine di un negozio, e poi impugnarla di nuovo, ma questo è succeso a Roma.No, il nocciolo del discorso è un altro: perché cercare nemici quando questi nemici obiettivamente non ci sono?

Forse perché è più facile essere “uniti contro..” piuttosto che essere “uniti per..”?La domanda è retorica, è più facile distruggere che costruire e anche questa è retorica.Ma la retorica in questo caso è figlia dell’esperienza, si ribadiscono concetti acquisiti e dimostrati dall’empirismo sociale.Mi rendo perfino conto di esserci caduto anche io, per il discorso che facevo prima a proposito delle nostalgie, ma d’altra parte sono un essere umano esattamente come loro.Con la differenza che io ho capito i motivi di una scelta, io ho scelto di scegliere e ho scelto di cambiare, moderandomi.Loro non hanno mai avuto scelta, perché nati e cresciuti nella retorica più becera, nel mito di una rivoluzione che dov’è avveuta ha solo portato miseria.Hanno subìto un imprinting contro il quale non hanno mai potuto ribellarsi.

Ma lungi da me, e lungi da voi, compiangerli o definirli poverini: questi sono poverini col sanpietrino in mano.


Lemmy
(Terni)