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L'UOMO CHE UNISCE, L'UOMO CHE DIVIDE

Mai come oggi la politica vive poco di ideologie e molto di volti, di facce, di nomi. In un contesto politico in cui la personalizzazione del voto gioca un ruolo così importante sono i vari front-men ad avere in mano le redini dei partiti. Ciò avviene soprattutto nei partiti di centrodestra, dove le leadership sono più radicate nel tempo: basti pensare ad un Gianfranco Fini o a Casini. In altre situazioni la presenza di uomini forti assicurano l'esistenza stessa del partito: pensate ad un partito-movimento come Forza Italia senza Silvio Berlusconi.

Uomini nuovi e vecchi, portatori di idee spesso ritrite ma coalizzanti, uomini che hanno deciso di mettersi in gioco scommettendo sulla loro persona; uomini che con esiti diversi hanno compiuto quel passo che li ha sottoposti al responso delle urne.

Ecco che con gli occhi puntati ancora su piazza San Giovanni di Roma mi trovo a parlare dell'uomo che sin da quando ha compiuto la scelta di fare politica attiva ha avvicinato molti uomini e donne ad un mondo non loro. Silvio Berlusconi con la sua scesa in campo colmò quel vuoto lasciato dalla frantumazione della Democrazia Cristiana e dal Partito Socialista Italiano post mani-pulite. Gente delusa dalla politica trovò nel Cavaliere quello spirito liberale, cattolico, imprenditoriale e dichiaratamente anticomunista che, in quel marzo 1994, evidentemente latitava tra i candidati. Rappresentò l'uomo nuovo e seppe coagulare attorno al suo neonato movimento le varie anime democratiche della destra e del centro: sin da allora la sua egemonia nella coalizione non ha mai avuto fine, nei momenti facili come in quelli difficili.

La vittoria alle politiche del 1994 con la fresca AN, la Lega e qualche scheggia democristiana rappresentò l'inizio di un nuovo capitolo della vita di Silvio Berlusconi. Anche dopo che fu oggetto del giustizialismo politicizzato si rialzò fino a riproporsi leader della coalizione nel 1996, quando per un soffio mancò l'obbiettivo. Un'opposizione attenta e decisa ha nuovamente determinato nel 2001 la vittoria contro una sinistra corrosa da dentro dalle mille spaccature e correnti. La Casa delle Libertà fece fronte e seppe, unendosi ancora una volta attorno a Berlusconi, sopraffare le deboli difese della controparte, guidate da un evanescente Rutelli mandato al macello.

Nel quinquennio successivo si concretizzò, in un periodo di instabilità internazionale e di congiuntura economica mondiale, buona parte dell'ambizioso programma elettorale del centrodestra. Cinque anni di apparenti insuccessi e di discreti obbiettivi centrati, cinque anni in cui la demagogia della sinistra ha dato il meglio di sè. Nonostante questo (ed altro) un indomito Silvio Berlusconi colpiva con la spada che sguainava prontamente il pessimismo che montava tra gli avversari e non solo. Lui effettivamente è stato l'unico che ha creduto nella vittoria, era lui l'unico che riempiva i "buchi" di presenza di alcuni dei colleghi di coalizione. Ha unito paradossalmente più gli avversari (affamati di vendetta) che gli alleati, costretti a presentarsi con la formula delle tre punte poichè già saliti sulle scialuppe della nave che vedevano affondare.

LA REALTA' E' CHE CHI CREDE DI PERDERE MOLTO PROBABILMENTE PERDERA'.

Infatti è avvenuto proprio questo, e la cosa che sconvolge di più è il notare a posteriori che si ***** soprattutto per due ragioni: la legge elettorale ed il Partito del Pensionati. Spiego perchè. La Casa delle Libertà avrebbe conquistato il Senato della Repubblica se non ci fossero stati i senatori esteri ha a rompere le uova nel paniere. I Pensionati sono stati sottovalutati e il loro abbandono della coalizione ha determinato matematicamente la scon***** (per circa 20.000 voti, da verificare) alla Camera dei Deputati.

Ma torniamo a noi. Il berlusconismo ha quindi unito il centrodestra nelle occasioni in cui ha vinto ed in quelle in cui ha perso. Altresì l'antiberlusconismo ha unito ed unisce il centrosinistra nella loro opera antitetica e rappresenta per quella coalizione l'unica vera collante. Senza il Cavaliere oggi non potremo goderci sul teatrino della politica un Bertinotti ed un Mastella che vanno a braccetto.

Antipatie, molte. Invidie, ancor di più. Le sinistre hanno sicuramente la capacità di fomentare le spaccature nel paese, ma di certo non possono governare. Sono unite dall'odio per Silvio Berlusconi. Loro sono stati contenti per aver raggranellato (non si sa bene come...) 20.000 voti in più, ora l'Italia piange per questo motivo e rimpiange il recente passato.

Un Pierferdinando Casini che oggi decide di staccarsi da Forza Italia e dal centrodestra guidato dal Cavaliere può essere un un eccellente cavallo di Troia, vale a dire l'unica maniera che hanno i moderati dell'Unione di liberarsi dal giogo dei partiti a loro antitetici ( quelli con la falce e martello sui simboli, per intenderci).

Forza Italia è il contenitore degli ideali più disparati: liberismo, li